![]() |
Paolo Camiz(Roma 1938)
|
Diplomato in
pianoforte, laureato in fisica, libero docente in fisica teorica, è
attualmente Professore di Fisica Nucleare e di Acustica Musicale
presso l'Università La Sapienza di Roma. Durante gli ultimi
anni i suoi temi di ricerca si sono orientati verso la
modellistica dei sistemi percettivi.
Il suo interesse per la
musica si è manifestato in attività cameristiche (come
pianista, nelle famose "serate musicali" dei mercoledì
in casa Camiz), cabarettistiche (come "chansonnier" alla
chitarra al FolkStudio di Roma in via Garibaldi, negli anni '60) e
nella sua partecipazione, prima come cantante basso, poi come
direttore in numerosi gruppi vocali rinascimentali e barocchi. Come
cantante lirico ha partecipato alla messa in scena di tutte le opere
di Guido Tagliacozzo, svolgendo spesso anche il ruolo di pianista,
direttore di coro e maestro concertatore.
Dagli anni '70 ha cominciato a dedicarsi alla scultura, che interpreta con la tecnica dell'assemblaggio di materiali ferrosi di recupero.
Dal suo esordio nel 1998, con una personale presso il Dopolavoro dell'Università ha partecipato a oltre 50 mostre, tra personali e collettive, in varie città d'Italia, ottenendo numerosi premi.
Seguendo le orme paterne ha affrontato la fotografia fin da bambino, lavorando quasi subito in camera oscura, per poi dedicarsi al colore, utilizzando ancora oggi tecniche analogiche (Olympus OM-1). Negli anni '60 ha vinto alcuni concorsi e pubblicato sul settimanale "Il Mondo" di Mario Pannunzio.
In questa mostra presenta una produzione recente sotto forma di pannelli monotematici, che spaziano dal paesaggio all'architettura, dagli oggetti alle manifestazioni politiche.
Il singolo fotogramma concorre alla formazione del pannello non solo come contributo al tema, ma anche, con la sua collocazione, a creare una organizzazione strutturale del pannello stesso, quasi fosse elemento di un metalinguaggio.
Arte di strada |
|
Volti in posa, ritratti a matita, a carboncino, a biacca, e disegnatori intenti al lavoro popolano le sette scene che compongono il pannello. Schiene e visi si alternano in un dialogo serrato tra soggetto e oggetto, immagine e figura, a comporre un ritratto cumulativo, dinamico. | |
Lavoro |
|
Arrampicati in cima alle scale, affaccendati all’insegna o sulla vetrina di un negozio, alla finestra, appoggiati al muro, oppure nei campi; bambini, giovani, donne e anziani sono ripresi nell’attimo del lavoro. In basso al centro, come contraltare inumano, gli attrezzi in attesa di essere utilizzati. | |
Le case di Alfajarin |
|
I dettagli di un singolare edificio di Alfajarin sono disposti in una sequenza circolare di immagini. Variando continuamente punto di vista, l’inquadratura ruota attorno al comignolo-faro che svetta su una congerie di archi rampanti e varianti strutturali. La morbidezza dell’intonaco, il gioco di ombre, gli anfratti della superficie, danno vita a forme dai tratti vagamente antropomorfi. | |
Legni |
|
Venature, anelli, nodi del legno ripresi a luce radente ed in primissimo piano costituiscono il pattern visivo di questa composizione. Tracce di linfa, piccole crepe e segni d’accetta raccontano le mille variabili di una epidermide interiore, scolpita dallo scorrere del tempo. | |
Prima del voto |
|
Gli spazi di affissione, moderni palinsesti dell’epoca pre-elettorale, sopraffatti dalla sistematica sovrapposizione di manifesti raccontano posizioni diverse su schemi identici. Agli angoli del pannello si intravedono i volti dei candidati, mentre le cinque immagini che formano la croce centrale sono i ravvicinati dettagli delle sovrapposizioni, pagine incollate di un giornale impossibile da sfogliare, su cui si legge solo la data. | |
Reti |
|
Teste di Medusa dalle capigliature sintetiche, tessuti artificiali di una moda avveniristica, nebulose fosforescenti di un sistema solare impossibile, viluppi e grovigli inestricabili. Le maglie evanescenti e ruvide di queste reti disegnano un panorama assurdo, astratto e irreale. | |
Riflessi |
|
Sul reticolato geometrico delle finestre specchianti di sette grattacieli si disegna il riflesso indecifrabile della città contemporanea. Edifici, strade, cielo si mescolano in una assemblaggio dai delicati toni che nasconde l’identità precisa dei soggetti, come un odierna folla urbana. | |